18 Ottobre 2024
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Curinga: Eremo di Sant'Elia ed Alberi Secolari

Calabria da scoprire...
scritto da Pugliese il 18-07-2024 18:30
Curinga è un paesino arroccato sui colli a sud di Lamezia e fa parte del regno mitologico che Omero nell'Odissea descrisse come "Terra dei Feaci". Qui sono presenti i ruderi dell' Eremo di S. Elia Vecchio: sorge su una radura, tra banchi rocciosi e una fitta pineta, al di sopra del letto del fiume Turrino. L'area del monastero è rettangolare ed è costituito dalla chiesa, con un vano absidale quadrato, sormontato da una cupola realizzata in pietra, dove la luce entrava da 2 finestre poste ad est e ad ovest, una navata rettangolare e tutto intorno i locali necessari alla vita dei frati e ambienti per la raccolta delle derrate prodotte dall'attività agricola dei frati stessi. Tutta la costruzione è stata fatta con pietra di cava e malta ordinaria; gli archi a tutto sesto sono stati realizzati con pietre piatte. All'interno i muri sono ricoperti da intonaco solcato da graffiti di vario genere. Tra il quadrato e il cilindro si trova una bellissima fascia di blocchi di pietra arenaria scolpita con un bellissimo motivo “a treccia”, con nastro concavo a “bottone” convesso. Il cenobio è di fondazione bizantina dato che esisteva già prima di Roberto il Guiscardo che lo nomina in un atto di donazione dicendo: "gli abbiamo pure donato l'imperiale monastero di Sant'Elia con i villani e con tutte le sue dipendenze e pertinenze". Scendendo dall'eremo si scavalca il guardrail e s'imbocca un sentiero sterrato protetto da un bosco di pini neri. Sarà per la sua collocazione in mezzo al bosco, sarà per le sue proporzioni mastodontiche ma è di certo uno spettacolo che Madre Natura ha deciso di regalare agli occhi e ai sensi di noi uomini. S'impone maestoso un monumento naturale d'inestimabile valore, il Gigante Buono, un platano orientale, nato oltre mille anni fa, il più vecchio d'Italia e il più grande con il suo diametro di 18 metri; le foto per quanto belle non possono e riescono a descrivere alla perfezione i dettagli, le dimensioni e soprattutto le emozioni che possono nascere davanti a tanta bellezza. Il tronco è completamente cavo, i rami sembrano delle lunghe braccia, le radici sono “colate” in basso per metri e metri e si piantano nel terreno come dita della mano, e poi gli si gira intorno e si entra dentro una caverna legnosa con un'apertura alta 3 metri. La leggenda narra che furono proprio i monaci a piantare quest'albero che spesso, grazie al suo tronco cavo capace di ospitare oltre 10 persone, è servito come punto di riparo per contadini e pastori. Inoltre quest'albero non è l'unico gigante della zona infatti in paese, accanto all'edicola della Madonna del Soccorso, resiste un vecchissimo pioppo nero con una spaccatura “murata” che si apre in tre grosse branche capitozzate. La misura del tronco è sorprendente: 11 metri, ovvero il maggiore pioppo d'Italia.

Testo e Foto: Alfonso Morelli

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