21 Novembre 2024
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Archeologia


La Calabria, una delle regioni con antiche civiltà mediterranee, conserva intatte ancora oggi le testimonianze di importanti conquistatori come i Romani, Goti, Longobardi, Bizantini, Svevi, Angioini e Aragonesi, ecc... Una regione dal grande patrimonio storico e culturale che testimonia tale ricchezza attraverso le numerose sculture, dipinti, bassorilievi, opere d’arte e siti archeologici che vale davvero la pena di visitare.
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La Calabria è un museo a cielo aperto. È difficile che possano esistere luoghi in cui siano stati portati alla luce tanti reperti archeologici quanti ne sono presenti sul versante ionico calabrese. Non solo, ma c’è da dire che solo una parte del patrimonio archeologico calabrese è stato già individuato o portato alla luce poiché la parte più consistente attende ancora di essere scoperta.

Le sue particolari vicende storiche, è ricca di siti e reperti archeologici, che testimoniano le varie dominazioni e culture del passato. L'abbondanza di resti nella regione è il risultato di stretti legami con la Grecia, seguiti dalla conquista romana anche se la Calabria aveva già una sua notevole cultura prima che arrivassero i Greci. Dalla necropoli villanoviana si sa che in questa regione si praticava la cremazione e che la popolazione realizzava terrecotte rosse e utilizzava armi in ferro e bronzo, oltre a oggetti in oro, argento e ambra.

Considerata la straordinaria ricchezza che la Calabria riveste con il suo patrimonio archeologico ormai da circa un decennio è stato istituto il Polo museale della Calabria, un organo periferico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che opera sul territorio regionale per favorire il dialogo tra le parti e assicurare la valorizzazione e fruizione di musei, monumenti e parchi archeologici statali; coordina risorse umane, tecnologiche e finanziarie al fine di offrire al pubblico attività culturali ed espositive, servizi di accoglienza ed educativi di qualità.

In Calabria, nel corso degli anni, gli oggetti d’interesse archeologico sono stati opportunamente raccolti, catalogati ed esposti nei numerosi musei e parchi della Regione. A tal proposito è bene rimarcare che il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria (Museo statale con autonomia speciale), è uno dei Musei archeologici più rappresentativi della Magna Grecia.

Immaginando di partire alla scoperta dello straordinario patrimonio archeologico calabrese lungo un itinerario sospeso nel tempo tra mare e cultura abbiamo scelto di indicare i principali siti archeologici presenti in Calabria disponendoli in senso orario dalla parte più in alto a nord del versante jonico fino alla parte in alto a nord del versante tirrenico.


Parco Archeologico Broglio
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Situato nel comune di Trebisacce, in provincia di Cosenza, l’abitato protostorico di Broglio sorge su un'altura a sperone protesa sulla pianura di Sibari. La sua morfologia è articolata in diversi terrazzi e alture isolate (ad esempio il pianoro dell'Acropoli e la collina del Castello), che sicuramente hanno costituito, nei mille anni di vita del sito, un sistema relativo a un unico insediamento.

La casa centrale, anche detta casa dei bevitori, rappresenta l'abitazione meglio conservata finora rinvenuta a Broglio, rappresenta senza dubbio uno dei complessi più interessanti della protostoria dell'Italia meridionale. La casa fu costruita nel Bronzo recente, all'interno di un gradone di terrazzamento già realizzato per edificarvi le capanne nel Bronzo medio (1700-1350 a.C.).

La pianta era a ferro di cavallo, con la porta a Est e l'abside a Ovest. La porta era preceduta da una soglia lastricata in pietrame; il pavimento di terra battuta si trovava a quota più bassa di essa, leggermente seminterrato. Le pareti erano di canniccio intonacato di argilla, steso tra i montanti perimetrali, costituiti da robusti pali piantati nel terreno a circa 3 metri l'uno dall'altro; quasi a metà della casa, due pali interni poggiati su pietre piatte sostenevano il tetto. La zona fuoco era vicina al centro, e comprendeva una piastra di focolare in argilla battuta e un piccolo forno fisso.


Sito Archeologico di Francavilla Marittima
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Il sito è situato su un terrazzamento naturale chiamato il Timpone della Motta e ricade sul comune di Francavilla Marittima. Nel sito è stata trovata, in località “Macchiabate”, una necropoli formata da circa 200 sepolture. Le tombe sono costituite da tumuli circolari o ellittici senza muretto di contorno: il morto era deposto insieme ad un corredo funebre composto da vario vasellame di ceramica ed oggetti generalmente in bronzo che facevano parte del vestiario del defunto. Si potevano trovare inoltre armi, se si trattava di un uomo che apparteneva a ranghi elevati.

In questo suggestivo luogo sono stati rinvenuti alcuni reperti tra cui un ex-voto in terracotta del VII secolo a.C. raffigurante una figura femminile con veste ricamata sulla quale sono raffigurate scene mitologiche, frammenti di ceramica d’importazione greca, vasi protocorinzi e una lamina di bronzo del VI secolo a.C.


Parco Archeologico di Sibari
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Il Parco archeologico di Sibari offre l’opportunità di visitare i resti di una delle più ricche e importanti città della Magna Grecia. Era questo il centro della civiltà degli Enotri, che raggiunse la massima fioritura durante l’Età del Ferro prima dell’arrivo dei Greci.

Visitare il parco dell’antica città di Sibari vuol dire calarsi in un viaggio a ritroso nel tempo che parte dalla tarda antichità e dall’età romana per scendere a ritroso verso la Sibari arcaica del VIII secolo a.C. Gli scavi sono ancora in atto e bisogna tenere presente che la maggior parte dei resti visibili appartengono alla fase più recente, ovvero alla città romana di Copiae. Tutti i reperti sono conservati nel Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide che si trova poco distante dagli scavi.


Parco Archeologico di Castiglione di Paludi
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Si tratta di un sito di notevole interesse storico, archeologico e paesaggistico che è possibile apprezzare solo in minima parte attraverso le vestigia del poderoso circuito murario che, con torri, porte e camminamenti si impone alla vista del visitatore e lo accompagna come silenziosa guida durante tutto il percorso. Dislocato su un’altura che domina il mare, articolata in due aree dalla sommità pianeggiante e collegate tra loro da una sella centrale, adagiata sulle colline a controllo del corso del torrente Coserie è una via agile di penetrazione dalla costa ionica verso l’interno.

Nel Parco di Castiglione di Paludi il visitatore può muoversi tra i resti delle case private, espressione di una comunità che ha appreso dai Greci anche l’arte di costruire gli spazi domestici e soprattutto l’organizzazione urbana delle superfici destinate alle aree abitative, con una grande strada (plateia) che, intersecandosi ad angolo retto con strade minori (stenopoi), crea gli isolati in cui si dislocano le abitazioni private.


Sito Archeologico di Punta Alice
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Nei pressi di Punta Alice, promontorio che sancisce il limite del golfo di Taranto, si trovano i resti perimetrali ed il basamento di un tempio di circa 46 metri per 19 metri. Immerso nella radura erbosa, l’antico monumento è testimone della fase storica in cui i coloni greci intrapresero scambi sociali e commerciali col popolo indigeno: i Brettii o Bruzi. I reperti archeologici ritrovati sono conservati nel museo di Cirò Marina.

Krimisa è il nome di una città antica che compare nelle fonti letterarie fra le fondazioni, nel territorio di Crotone, da parte dell'eroe omerico Filottete durante le sue peregrinazioni a seguito della guerra di Troia. Il santuario di Punta Alice, che le fonti vogliono dedicato ad Apollo Alaios da Filottete, fu a lungo cercato, ma venne scoperto soltanto negli anni Venti, durante i lavori realizzati nell'ambito delle opere tese a prosciugare gli acquitrini che avevano reso il litorale calabrese inospitale e malsano. Gli scavi, realizzati nel 1924 dal Soprintendente Paolo Orsi completarono l'esplorazione del tempio e i risultati eclatanti di questa campagna rimasero fondamentali per la conoscenza dei luoghi del ritrovamento, mentre le successive indagini condotte da D. Mertens, nel 1977, hanno consentito una visione più compiuta ed esaustiva delle fasi costruttive del santuario.


Parco Archeologico di Capo Colonna
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Sorgeva qui il grande Heraion Lakinion, una delle aree sacre più importanti della Magna Grecia, con al suo centro Hera Lacinia, il santuario dedicato appunto alla dea moglie e sorella di Zeus, costituito da 40 colonne di cui oggi ne è rimasta solo una, divenuta simbolo dell’intera Calabria. Accanto al tempio sono state rinvenute le fondamenta di un grosso edificio sempre a pianta rettangolare mentre fuori dal santuario ci sono diversi ambienti domestici, probabilmente gli alloggi dei sacerdoti, una villa romana e un balneum termale, entrambi risalenti al III secolo d.C.

La grande quantità di reperti rinvenuti è presente nei diversi musei della città di Crotone. I più recenti nel nuovo Museo Archeologico di Capo Colonna, mentre qualcosa risalente all’epoca precoloniale è esposta nell’Antiquarium di Torre Nao, sempre all’interno del Parco Archeologico. Nel Museo Archeologico Nazionale di Crotone invece è possibile trovare i primi reperti risalenti all’età arcaica nonché il famoso Tesoro di Hera.


Area Archeologica di Scolacium
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Quando si arriva a Scolacium, ci si ritrova in un luogo scenografico, con vista mare sul golfo di Squillace, dove tra ulivi centenari spiccano i monumentali resti di una basilica bizantina. Ma Scolacium ha una storia molto più lunga da raccontare, trovandosi in quella terra affascinante che è la Magna Grecia.

Passeggiando per il sito archeologico, potrai osservare il foro, il teatro e l’unico esempio di anfiteatro romano rinvenuto in Calabria, oltre a resti di strade lastricate, acquedotti, mausolei, monumenti sepolcrali ed un impianto termale. Tutti resti che ci riportano alla potenza e alla ricchezza dei Romani.

All'interno del parco, si trova il Museo Archeologico Nazionale di Scolacium, allestito in un edificio del 1800, dove sono conservati i reperti rinvenuti durante gli scavi nell'area.


Area Archeologica di Monasterace
calabria experience area archeologica di Monasterace Kaulon

Kaulon, l'antica colonia della Magna Grecia, sorgeva nei pressi dell’attuale Punta Stilo, nel sito di Monasterace Marina. Caratterizzato da numerosi reperti visibili in superficie, tra questi va ricordato l’imponente tempio dorico databile al V secolo a.C. di cui è visibile un basamento in pietra arenaria ottimamente conservato.

Il parco raccoglie all’interno di un’esposizione museale un percorso che ricostruisce le tappe storiche dell’antica colonia. Di particolare rilievo sono due mosaici di eccezionale fattura, entrambi raffiguranti un drago, uno dei quali, di oltre 25 mq, è considerato tra i mosaici più grandi d’Europa mai rinvenuti.

Di notevole interesse è anche la “Tabula Cauloniensis” (V sec. a.C), redatta in alfabeto acheo; la tavoletta contiene una dedica a Zeus, e numerose monete in argento. La polis di Kaulon infatti, fu la prima al mondo a coniare monete con questo prezioso metallo estratto, al tempo, nella vallata interna dello Stilaro.

Le recenti campagne di archeologia subacquee, possibili grazie a evidenze dovute all’erosione costiera, hanno fatto riemergere il sito sommerso dell’antica Kaulon. Caratterizzato da numerosi elementi architettonici, spiccano rocchi di colonne finemente decorate provenienti da templi e costruzioni di stile dorico.


Parco Archeologico di Locri Epizefiri
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Locri Epizefiri è stata una città della Magna Grecia fondata da greci provenienti dalla Locride. Ultima delle colonie fondate in Calabria, sorge lungo la costa ionica. Alleata prima di Reggio, poi di Siracusa si schiera con Pirro nella guerra tra i Romani e i Sanniti per poi passare dalla parte di Roma. Questa scelta provoca la reazione di Pirro che la saccheggia e la devasta. Nella seconda guerra punica si schiera con Annibale: i Romani la conquistano nel 205 a.C. e inizia per la città un lento declino. Viene abbandonata nell'VIII secolo.

Locri Epizefiri fu famosa nel mondo antico per l'usanza della discendenza per linea materna e per essere stata la prima città nel 660 a.C. a dotarsi di un corpo di leggi scritte attribuito al legislatore Zaleuco, in cui venivano prescritte specifiche pene per ogni delitto superando le decisioni discrezionali dei giudici, spesso fonte di litigi e discordie.

I reperti rinvenuti sono esposti per la maggior parte nel Museo Archeologico di Locri Epizefiri situato all’interno della stessa area archeologica.


Area archeologica di Casignana
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Situata tra i comuni di Bovalino e Bianco nella provincia di Reggio Calabria l'area archeologica di Casignana venne scoperta nel 1963. La villa di Casignana rappresenta un'importante testimonianza della ricchezza stilistica, architettonica e della raffinatezza artistica degli edifici nobiliari di epoca ellenistica. I piani pavimentali mosaicati, che rimandano stilisticamente a collegamenti con aree dell’Africa orientale quali l’odierna Tunisia e la Tripolitania, rappresentano un unicum sul territorio Calabrese.

La Villa di Casignana è stata costruita presumibilmente nel I sec. d.C. in una zona già frequentata in età greca e ha raggiunto il suo massimo splendore nel IV sec. d.C. Vista la ricchezza dei materiali, si ritiene che la Villa possa essere appartenuta ad una famiglia patrizia molto importante probabilmente legata all’attività vinicola. Questa ipotesi si basa anche sui molti frammenti di anfore romane ritrovate e alcune raffigurazioni presenti nei mosaici.


Siti Archeologici di Reggio Calabria
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Il territorio che va da Taranto a Reggio Calabria, sul versante ionico, e che poi risale fino a Cuma, in Campania, fu definito dagli storici greci e romani Magna Grecia (Megale Hellàs). L’appellativo di grande Grecia non è da ritenersi necessariamente indicativo di una superiorità rispetto alla Madre Patria. Alcuni storici ritengono che il significato fosse di natura religiosa, ovvero la Magna Grecia fu senza dubbio caratterizzata da strutture templari superiori a quelle della Grecia.

La colonizzazione greca dell’Italia meridionale, quindi anche della Calabria, ha inizio nell’VIII secolo a.C.: periodo in cui venne fondata anche Rhegion, antico nome di Reggio Calabria anche se miti e leggende ci parlano della presenza greca sul territorio già molti secoli prima, al tempo della guerra di Troia (XIII secolo a.C). Sembra infatti che molti eroi greci approdarono sulle coste a guerra finita e vi fondarono diverse città.

Ad ogni modo oggi Reggio Calabria e la sua provincia rivestono una importanza archeologica di primo piano. La provincia con i parchi archeologici di Locri Epizefiri, dei Taureani, di Motta Sant'Agata e di Pellaro, la Villa romana di Casignata, l'area archeologica del Naniglio, le meraviglie dell’antica Kaulon ed i Musei di Medma e Metauros. Così come Reggio Calabria città con l’Ipogeo di Piazza Italia, le Mura Greche, le Terme Romane ed il Museo Archeologico di Reggio Calabria: proprio qui sono custoditi i Bronzi di Riace, le più famose sculture dell’antichità, in grado di far restare ad occhi aperti ogni visitatore... Senza contare che nelle sale accanto sono esposti i meravigliosi Bronzi di Porticello.


Area Archeologica dei Tauriani
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L'area dell'antica Taureana è collocabile nel territorio in cui oggi ricade il comune di Palmi, caratterizzata da una serie di pianori coltivabili, costituiti da terrazzi marini d'età pleistocenica, suddivisi in diversi ordini fino a raggiungere i primi aspri contrafforti aspromontani.

Strategica è l'ubicazione di questo territorio pressoché all'imbocco dell'area dello stretto – nota agli antichi greci e latini come Fretum Siculum e temuta per la pericolosità del suo attraversamento a causa di venti e correnti incontrollabili – ubicazione che favorì il suo inserimento nei percorsi commerciali marittimi, tipici dell'area mediterranea, da sempre.


Grotte Rupestri degli “Sbariati” di Zungri
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Si tratta di un sito archeologico che testimonia la presenza sul territorio dei monaci "Basiliani" e conserva tuttora grotte utilizzate come grange, romitori e cenobi. La più alta espressione di queste testimonianze è proprio a Zungri, nella cosiddetta “città di pietra”, ovvero l'Insediamento Rupestre degli Sbariati. Frequentato fino al XIV secolo, è stato datato dagli studiosi fra il XII e il XIV secolo, ma da studi speleologici più recenti si ipotizza la nascita tra il IX e il X secolo.

Il villaggio è costituito da circa 100 case-grotta scavate nella roccia con ambienti singoli o doppi, alcuni anche su più livelli. Le strade interne sono costituite da percorsi-scalinate in direzione da monte a valle che conducono alle abitazioni ipogee, cioè sotterranee. Queste particolari strutture hanno forma varia, sono infatti sia di forma circolare che di forma quadrata o rettangolare, con una copertura a cupola ed un foro centrale per l'aerazione, altri hanno delle finestre circolari o rettangolari. All'interno delle grotte ci sono molte nicchie nelle pareti che servivano a diversi scopi, vi sono perfino degli incassi per i letti e le mensole.


Area archeologica di Vibo Valentia
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A quattro chilometri dalla costa tirrenica, sopra una piccola altura, coperti dal moderno abitato di Vibo Valentia, si trovano i resti dell'antico centro indigeno di Veipo, della prima colonia locrese di Hipponion e della successiva città romana di Vibonia.

I reperti di provenienti dall’antica Hipponion, sono conservati presso il locale Museo Archeologico di Vibo Valentia istituito nel 1969 e dedicato al conte Vito Capialbi, erudito del luogo che per primo raccolse e custodì le testimonianze della vita della città.

Tra i numerosi ritrovamenti spiccano le armi da parata donate dall’aristocrazia ipponiate ad Hades, uniche in Magna Grecia, tra cui gli elmi donati dai generali hipponiati, deformati per non poter essere riutilizzati; le numerose statuette dedicate a Persefone e Demetra e i reperti delle necropoli consistenti in statuette fittili e vasellame, ma anche resti di scudi bronzei, di lance e spade. La ceramica e la bronzistica che raffigurano scene di guerra (ceramica) o figure di divinità (bronzo) o ancora di vita quotidiana e figure di animali mitici. Il vasellame da Symposion include diverse kylix (coppa da vino) a ceramica a fondo nero o figurate. Anche la collezione di epoca romana presenta importanti reperti come un servizio completo da symposio a ceramica nera.


Parco Archeologico di Laos
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Laos è un'antica città greca che fu un'importante colonia di Sibari. Nel territorio di Santa Maria del Cedro, vicino al mare nella zona nota come “Riviera dei Cedri” si trova il colle di Bartolo.

La visita al parco archeologico si svolge lungo l’antica rete viaria e ritroviamo lo spazio urbano tipico delle città greche con degli isolati rettangolari suddivisi da strade perpendicolari. La città era difesa su almeno tre lati da una cinta muraria con i blocchi di pietra posti di taglio, secondo la tecnica “a scacchiera”. Nella parte sud-est dell’abitato è stata portata alla luce l’area artigianale: qui sono state rinvenute le fornaci per la lavorazione della ceramica, mentre non sono stati ancora riconosciuti gli spazi pubblici e sacri. Lungo la strada è stata portata alla luce una porzione dell’abitato con alcune strutture importanti come la “Casa del Mosaico” dal pavimento a mosaico con tessere di argilla e di colore azzurro, e la “Casa con la Rampa” che deve il nome al particolare accesso alla casa fatto di lastroni di pietra.

I reperti rinvenuti nell’area archeologica di Laos sono conservati al Museo Archeologico di Reggio Calabria e presso l’Antiquarium vicino al parco.


Grotta del Romito
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Situata in località “Nuppolara” nel comune di Papasidero, in provincia di Cosenza, la Grotta del Romito è uno dei principali siti archeologici della Calabria ed è di importanza europea. Una piccola grotta aperta all’interno di una rupe calcarea vicina al fiume Lao che ha ospitato per secoli una comunità preistorica, ma soprattutto un grande artista, ovvero l’autore di vero capolavoro: il bassorilievo del Bos primigenius.

Nella grotta sono state sistemate, nel luogo dove sono state rinvenute, le riproduzioni di due sepolture databili intorno al X millennio, in ognuna delle quali si trovavano due scheletri. La prima coppia è conservata nel Museo Nazionale di Reggio Calabria, la seconda è conservata nel Museo fiorentino di Preistoria congiuntamente alle schegge litiche (quasi 300) che sono state rinvenute nella grotta.

Una terza sepoltura è ancora in fase di studio, mentre una quarta è stata individuata di recente e sembrerebbe ancora più antica rispetto alle altre. La grande abbondanza di reperti rinvenuti nella Grotta del Romito ha, infatti, permesso di ricostruire l’ambiente, le abitudini alimentari e anche la vita sociale dell’Homo Sapiens.





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